Numeri per parlare. Da «quattro chiacchere» a «grazie mille»

I numeri sono fondamentali per la nostra quotidianitŕ per tanti e diversi motivi: contare, dare prezzi alle cose, misurare quantitŕ e grandezze; organizzare il tempo in minuti, ore, anni, secoli; esprimere valutazioni nelle interrogazioni scolastiche o negli esami universitari; dare un ordine riconoscibile in caso di code. Insomma, viviamo in un mondo di numeri, che usiamo in modi e con finalitŕ diverse. Ma oltre a un modo preciso per descrivere una quantitŕ, o a fare calcoli in aritmetica o previsioni e bilanci in economia, i numeri servono anche ad altro, a indicare una quantitŕ indeterminata o approssimata. Eppure, a dispetto di questa imprecisione, riusciamo a capirci, e, in certi casi, č proprio quell'imprecisione che serve per trasmettere altri significati, sfumature, o usi particolari. Non a caso, quando "tuo marito dice che arriva tra 'due minuti'" tu capisci perfettamente che dovrai aspettarlo anche dieci, forse quindici minuti. Cosě come capiamo che quando Manzoni ha scritto "i miei 25 lettori" non pensava proprio a venticinque ma a molti, molti di piů. E non battiamo ciglio, quando qualcuno in maniera paradossale ci dice: "sono d'accordo al mille per cento" per sottolineare la propria adesione assoluta, esagerata. In due parole: Carla Bazzanella indaga su numerosi esempi di parole e di usi linguistici con i numerali da zero a un miliardo nelle conversazioni tra amici, nei proverbi, nella pubblicitŕ e nelle varie forme discorsive.